Spiagge, Diritto di superficie – Decreto sviluppo – Dichiarazione Colombo Clerici Assoedilizia

giugno 16, 2011

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici:

“Molto opportunamente, in sede di approvazione, è stata stralciata la normativa riguardante la istituzione per alcuni beni demaniali, in particolare le spiagge, del dirittto di superficie.

Il meccanismo derivante dalla costituzione del diritto di superficie (che in sé è un diritto reale), sia pure per vent’anni, potrebbe prestarsi a  pregiudicare a tempo indeterminato la sorte dei beni  demaniali che ne fossero oggetto; poiché se ne ridurrebbe la possibilità di tutela.

Non solo, infatti, chi costruisce ha la proprietà dei manufatti; ed alla scadenza del diritto superficiario ha diritto ad ottenerne il costo-valore da parte del titolare della proprietà: cioè lo Stato o l’ente pubblico locale.

Ma, quello che più conta, con la concessione amministrativa occorrerebbe una doppia volontà per realizzare interventi edilizi, pur sempre nel rispetto di leggi, regolamenti e prescrizioni urbanistiche e di tutela: la volontà del concessionario privato e quella concorrente dell’ente pubblico.

Per cui si eserciterebbe un duplice controllo: quello di legittimità e quello di opportunità o di merito (anche sul piano puramente estetico-tecnico), la cosiddetta discrezionalità amministrativa; essendo peraltro la concessione amministrativa sempre finalizzata al perseguimento di un pubblico interesse.

Con il diritto di superficie, viceversa, spostandosi il regime giuridico del diritto di costruire dal campo pubblico a quello privato, ed attenuandosi la finalizzazione diretta al pubblico interesse, basterebbe una sola volontà a determinare la scelta edificatoria: quella del titolare del diritto superficiario, che ovviamente dovrebbe sempre progettare e programmare,  nell’ambito del rispetto della legittimità. 

La Pubblica Amministrazionenon si potrebbe opporre, se non sul piano della legittimità.

E dunque, come si vede, la tutela del bene ambientale ne uscirebbe assai affievolita.

E’ chiaro poi che, data l’ incapacità futura dello Stato di “riscattare” gli immobili edificati (lo si vede oggi con la difficoltà di esercitare le prelazioni che spettano di diritto in campo artistico e storico-monumentale e lo si vedrà sempre maggiormente in futuro) quel diritto ventennale rischierebbe di trasformarsi in perpetuo.”

 

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